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Allen e freshmen, il rebuilding di Duke

BasketballNcaa - Coach Mike Krzyzewski - Duke Blue Devils
Autore: Giovanni Bocciero
Data: 28 Giu, 2017

Per spiegare che ne sarà di Duke quest’anno basta partire da un dato: 5.969 minuti su 7.400 totali, a tanto ammonta il minutaggio complessivo messo insieme dai sette atleti che hanno lasciato il campus di Durham. Stiamo ovviamente parlando di Luke Kennard, Jayson Tatum, Harry Giles e Frank Jackson che si sono dichiarati per il prossimo draft, dei senior Amile Jefferson e Matt Jones che hanno terminato l’esperienza universitaria, e di Chase Jeter che si è trasferito ad Arizona. Sette uomini che hanno rappresentato l’80.7% di utilizzo per coach Mike Krzyzewski, che praticamente si è visto azzerare l’intero quintetto titolare schierato nella parte conclusiva della stagione passata, quando Grayson Allen faceva il sesto uomo di lusso. In Nba si parlerebbe di rebuilding, qui ci siamo davvero molto vicino anche se le dinamiche naturalmente sono differenti.

Dottor Jeckyll e Mister Hyde

I Blue Devils ripartiranno appunto da Grayson Allen, unico superstite del titolo Ncaa conquistato nel 2015. In realtà sarebbe dovuto andare via anche lui, insieme ai suoi 1.007 minuti d’impiego, ma la stagione fatta di molte ombre e poche luci lo ha fatto desistere dal rendersi eleggibile per il draft. Sarà lui l’unico giocatore di grande esperienza, e coach K spera proprio di averlo nella versione di due anni fa quando salì letteralmente alla ribalta nazionale tanto che gli addetti ai lavori erano quasi unanimi nell’indicarlo quale favorito al premio di Mvp stagionale. Purtroppo il suo carattere gli ha giocato un brutto scherzo e nelle due successive stagioni è passato dalle stelle alle stalle. All’ultimo anno di college, dopo aver attirato l’attenzione più per le risse in campo che per le performance, deve per forza di cose mettere la testa a posto e concentrarsi solo sul gioco se vuole rivalutarsi agli occhi degli scout.

In attesa dei nuovi fenomeni

Se c’è una cosa di cui Duke non dovrà mai temere, quello è il recruiting. Si può quasi dire che ci sia la fila fuori la porta del Cameron Indoor per giocare agli ordini del guru Mike Krzyzewski, che si è specializzato negli ultimi anni nel reclutamento degli one-and-done. Detto ciò le facce nuove per la prossima stagione sono quelle dei playmaker Trevon Duval e Jordan Goldwire, dagli esterni Gary Trent, Jordan Tucker ed Alex O’Connell, e del lungo Wendell Carter.

Carter, Trent e Duval (Duke)

Duval, Trent e Carter sono in piena top-ten dei liceali prossimi a sbarcare in Ncaa, e questo permette ai Blue Devils di essere riconosciuti ancora una volta come una delle mete universitarie più ambite del paese. Un esempio lampante è Goldwire che, dopo aver visitato Mercer ed Eastern Kentucky, era pronto a scegliere quest’ultima prima che gli si presentasse l’offerta di Duke, a caccia di un back-up in regia dopo l’addio anche di Jackson. E Goldwire non ci ha pensato due volte a firmare la lettera d’intenti che lo ha portato nel North Carolina.

La squadra che verrà

Le gerarchie dovrebbero essere piuttosto semplici da individuare. Duval sarà il play titolare e comporrà il backcourt con Allen. Nelle posizioni di 3 e 4 dovrebbero iniziare Trent e Carter, con il sophomore Marques Bolden pronto a prendersi il ruolo da centro titolare, dopo aver pensato al trasferimento a causa dei soli 157 minuti di utilizzo nel primo anno. Come detto dalla panchina saranno pronti ad uscire i vari Goldwire, O’Connell e Tucker per quanto riguarda le posizioni esterne, mentre bisognerà capire che impatto riusciranno ad avere sia Javin DeLaurier che Justin Robinson. Lungo atletico di 2.08, DeLaurier sarà chiamato a dare un contributo più importante rispetto alla sua stagione da freshman vissuta quasi interamente in panchina mentre avrà un’altra chance il figlio d’arte dell’Ammiraglio, ala di 2 metri, che nella passata stagione ha messo insieme la miseria di una decina di minuti in sei partite. Continuerà ad avere la maglia n.50 ma è chiaro che la sua carriera sarà parecchio diversa da quella di suo padre.

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