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Capoliste per caso: quanto durano Clemson e Providence?

È inevitabile che ci siano un po’ di squadre che conducono una stagione superiore alle attese: in testa alle varie conference ci possono essere formazioni che si rivelano incontestabilmente di alto rango – Kansas State e Xavier per esempio – o altre che invece ci arrivano un po’ più di soppiatto, come Clemson e Providence. Ma quanto può durare la festa per queste ultime?

 

Clemson

Brad Brownell non strappa mai applausi eppure, gira e rigira, la sua Clemson spesso e volentieri è lì a lottare per un posto al Torneo Ncaa. Ora però viene il dubbio che possa puntare persino a qualcosa di più. Votata come #10 nella preseason poll della ACC, aveva fatto un buon colpo nell’anticipo di conference d’inizio dicembre (+20 con Wake Forest) subito dopo averla spuntata dopo due OT con Penn State in non-con, ma questa era pure la squadra capace poi di beccare 18 di scarto da una Loyola-Chicago in rebuilding totale, i peggiori Ramblers degli ultimi dieci anni.

Eppure eccola là, sola soletta in testa con record 6-0 – per la prima volta in 70 anni – con Miami (5-1) unica a inseguire da vicino e le più quotate Duke, North Carolina e Virginia per ora immerse nelle acque sovrappopolate da squadre con bilancio 4-2 e 3-3. Le vittorie con Georgia Tech e Louisville gonfiano un po’ il curriculum, visto che sono una più modesta dell’altra, e nemmeno quella con Virginia Tech impressiona, data la crisi nera in cui versano gli Hokies (5 L di fila). Difficile però liquidare i Tigers come fortunati quando si è in presenza di un +14 con NC State e di un successo (pur di misura) sul campo di una Pitt che è effettivamente un osso duro.

Clemson vs. Pittsburgh Men's Basketball Highlights (2022-23)

Cosa sta succedendo dunque nel South Carolina? Succede che Brownell ha una squadra come al solito ultra atletica a propria disposizione, ma ha detto addio all’esperimento small ball: l’avere taglia più adeguata in tutti gli spot si sta rivelando decisivo. Non è una Clemson che ti spacca con la difesa come nelle sue “migliori” incarnazioni passate, ma c’è decisamente equilibrio fra le due metà campo e di certo non guasta contare su un 5th-year senior che fa la voce grossa come Hunter Tyson, un 4 quasi abbonato alle doppie doppie, che tira da tre come quasi mai fatto prima in carriera (44.2%) e all’occorrenza capace di caricarsi sulle spalle un attacco che però in genere non ha bisogno di chiedergli straordinari (cinque giocatori segnano fra 9.8 e 16.2 punti).

Le prossime tre gare sono insidiose, ma se Duke non si sblocca, VT non esce dalla crisi e Wake Forest subisce la prima fatale sconfitta in casa, allora Clemson potrebbe addirittura arrivare a fine gennaio con un 12-0 nella ACC. Difficile, ma a ben vedere non impossibile. Vincere la regular season poi è un altro paio di maniche, ma i Tigers non dovranno affrontare trasferte con Duke e Miami, il che può rivelarsi un gran vantaggio.

 

Providence

Non siamo in presenza della fortuna di Providence diventata praticamente proverbiale nella stagione scorsa, ma di certo per i Friars qualche astro si è allineato per arrivare a metà gennaio con un 6-0 nella Big East, conference in cui ci si dà sempre botte da orbi e, quest’anno, aperta come non mai, vista la stagione di transizione di Villanova e le difficoltà vissute da UConn nelle ultime due settimane.

Ecco, proprio UConn figura fra le vittime mietute da Providence, in un calendario rivelatosi benevolo per quest’ultima – per quanto possa esserlo nella Big East, sia chiaro – dato che le tre trasferte affrontate finora sono state con squadre abbordabili (Seton Hall pericolosa ma incostante, Butler mediocre e DePaul che è DePaul) mentre per gli incontri più tosti (Marquette e UConn) c’era l’atmosfera rovente tipica del Dunk a dare man forte alla squadra di casa.

Prima difesa della conference per Adjusted Efficiency (95.2) azzannando il perimetro e dopo aver dato un bel giro di vite rispetto al primo mese di stagione, la creatura di Ed Cooley può piacere o meno – a noi per niente e non ne abbiamo mai fatto mistero – ma i Friars fanno a cazzotti meglio di chiunque altro nelle Power 6 e, abbinando questo a un attacco irreggimentato ma con logica e disciplina interne chiarissime, è così che riescono a innalzare il livello del collettivo e ad essere premiati nei risultati. Almeno per un po’ di tempo. Le prossime due gare in programma saranno in casa di Creighton e di Marquette: ci viene da dire che l’imbattibilità finirà sicuramente lì, ma tocca aggiungere un “quasi”, perché i frati del Rhode Island ne sanno una più del diavolo.

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