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Final Four 2025, i trionfi di Houston e Florida

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 6 Apr, 2025

Houston smentisce i pronostici e rifila una rimonta memorabile a Duke, mentre tra Florida e Auburn vince chi ha la stella più brillante e anche il cast migliore. Il recap delle semifinali in questa Final Four.

 

Houston porta la follia di Marzo in finale

L’ha rifatto di nuovo Houston. Nel momento più caldo dell’anno, quando ci si gioca tutto, i Cougars dimostrano di avere una marcia in più, una sorta di turbo extra, quando si parla di finali punto a punto.

L’avevamo visto già in Big 12 contro Kansas o contro Arizona: ma ripeterlo alle Final Four contro questa Duke, favorita per tutti, dopo una partita passata a rincorrere, crea un alone di magia attorno alla formazione di Kelvin Sampson che centra la prima finale dal 1984 della storia dell’Università. Al Media Timeout a 8 minuti dalla fine, il risultato era Duke 59 Houston 44. A 32 secondi dalla Duke 67 Houston 61. Alla sirena Houston 70 Duke 67 con un prova conclamata e manifesta della magia di marzo in azione.

Ma cos’è successo durante la partita e come siamo arrivati alla rimonta finale? Lo spartito era quello preventivato: le due migliori difese della nazione a confronto con i Blue Devils ad avere qualche tonnellata di talento in più e diversi centimetri da sfruttare. Per questo la guerra di trincea fatta di rimbalzi spigolosi e botte sotto canestro è lentamente scivolata in favore di Duke che in attacco aveva molte più soluzioni, soprattutto con i blocchi lontani dalla palla a liberare le guardie e con Cooper Flagg ad attirare le attenzione dei Cougars.

Kon Knueppel (16 punti per lui) e Tyrese Proctor (spentosi con l’andare della gara) hanno colpito a inizio match, lasciando poi il palco a Cooper Flagg che ha iniziato a torchiare J’Wan Roberts in attacco (specialmente nel secondo tempo dove ha chiuso con 18 punti dei suoi 27 totali), lasciando il centro di Houston senza energie.

“Quitting is not a part of the deal” però (parole di Roberts nel post gara), e questa versione dei Cougars incarna alla perfezione lo spirito di una squadra che non molla mai. Arrivati al massimo distacco di 14 punti, Houston ha iniziato ad alzare l’intensità della propria difesa. Per dare altri numeri: un solo canestro concesso a Duke negli ultimi dieci minuti e la quinta rimonta più larga di sempre della Final Four con un parziale di 15-3 finale che ha deciso la partita.

La durezza da monolite forgiata da anni e anni di lavoro sotto Kelvin Sampson (alla prima finale della sua carriera) si è manifestata contro una squadra di freshmen che quasi inevitabilmente ha mostrato la sua inesperienza nel finale quando un parziale di 9-0 confezionato dalle triple di Emmanuel Sharp e l’energia di Joseph Tugler hanno ribaltato tutto. A Cooper Flagg non è riuscito il canestro della vittoria e non si è quindi interrotta la maledizione del National Player che non vince il titolo. Ma alla fine Duke-Houston ha rispettato le attese regalandoci un Instant Classic.

 

Tra Florida e Auburn c’è solo una stella a brillare

Vogliamo farla semplice? Una squadra ha goduto della sua stella in perfetta forma, mentre la star dell’altra è pian piano uscita dalla partita. Sintetico, brutale e sicuramente non esaustivo, ma questo potrebbe essere il racconto in una riga della partita tra Florida e Auburn finita 79-73. I Gators hanno sfruttato l’ennesima prestazione da leader di Walter Clayton, 34 punti con 6/10 da due, 5/8 da tre, 7/7 ai liberi ma al di là delle cifre la sensazione che potesse fare canestro sempre, ogni volta che serviva. I suoi punti nel finale di gara, tra triple e penetrazioni, sono stati fatali. Meno appariscenti di quelli segnati alle Elite Eight contro Texas Tech ma altrettanto importanti.

Dall’altra parte Johni Broome ha invece un po’ illuso i suoi tifosi. Aveva detto di essere pronto a giocare “with no limitations”. Ma un cavolo. Le limitations ci sono state eccome e, a parte il primo canestro della partita che aveva fatto sperare in una grande gara, in realtà è andato pian piano sparendo dal campo, chiaramente influenzato da una condizione non ottimale. Le statistiche alla fine non sono state nemmeno male: 15 punti con 6/12 da due e 0/2 da tre ma anche 3/7 ai liberi (nel finale due errori consecutivi gravi), 7 rimbalzi, 2 assist, 3 palle perse, 2 stoppate e 3 recuperate. La solita partita “completa”, ma trattandosi di una semifinale serviva ben di più dal leader della squadra.

Ovviamente il commento di una gara così importante non si esaurisce con Clayton e Broome. Florida ha potuto contare su un Alijah Martin straripante fisicamente e sul solito Tomas Haugh cresciuto costantemente nel corso del Torneo, mentre Auburn ha visto mancare l’apporto del freshman delle meraviglie Tahaad Pettiford (7 punti con 0/4 da tre e poca incisività) e ha potuto contare solo sulla prestazione di Chad Baker-Mazara (4/7 da tre e 18 punti finali).

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