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Mondiali U19: Team USA delude, Izan Almansa fa bis

Izan Almansa
Autore: Andrea Mauri
Data: 7 Lug, 2023

I Mondiali U19 di Debrecen hanno visto trionfare un’eccezionale Spagna – secondo titolo dopo quello del 1999 – in finale con la Francia, la Turchia agguantare il bronzo e Team USA al di sotto delle aspettative. Come sempre al torneo hanno partecipato i più importanti talenti mondiali e molti di loro tra l’anno prossimo ed il successivo giocheranno in America divisi tra la G-League e l’NCAA alla ricerca di un palcoscenico per risaltare nel futuro Draft.

Gli aspetti positivi

Nonostante il quarto posto sia il peggior risultato da dodici anni a questa parte, alcuni dei ragazzi messi in campo da Jamie Dixon sono riusciti a farsi notare in positivo. Mark Armstrong, guardia di Villanova, è sempre stato un gradino sopra ai suoi compagni di squadra mettendo in mostra grande atletismo ed un cambio di passo mortifero che spesso gli ha permesso di arrivare al ferro e concludere. Gli aspetti meno buoni riguardano le abilità di playmaking – tolti i 7 assist smazzati contro la Cina ha viaggiato a 1.8 di media – e la percentuale dall’arco (12.5%) che fa suonare qualche sirena d’allarme in Pennsylvania. Nonostante questi nei, Armstrong è comunque riuscito a guadagnarsi un posto nel primo quintetto del torneo.

Altri due riconoscimenti li hanno ricevuti Tobe Awaka e Asa Newell. Il primo, sophomore di Tennessee, si è conquistato un posto nel secondo quintetto dominando l’area e finendo il Mondiale con una doppia doppia di media (11.6 punti e 10.6 rimbalzi), ma non ha mostrato un jumper degno di questo nome e in difesa soffre i centri avversari. Diverso premio per il giocatore di Montverde Academy e #14 della ESPN 100 che è stato nominato Best Defensive Player. Nonostante sia uno dei più giovani di questa selezione, Newell è riuscito a mettere in mostra le sue ottime doti da difensore sfruttando il suo atletismo per stare addosso agli esterni e la sua esplosività per difendere il ferro.

Oltre a Newell, hanno ben figurato anche altri due giocatori che vedremo al college a partire dal 2024: Ian Jackson e Tre Johnson, rispettivamente #5 e #3 della ESPN 100. Jackson, che vedremo in azione con la canotta di North Carolina, è un’ala tremendamente efficace off the ball con abilità da guardia nemmeno troppo velate, una visione del gioco ed un playmaking che potrebbero aiutarlo a diventare un importante pezzo del puzzle offensivo delle sue squadre. Tre Johnson ha in mano offerte da Duke, Gonzaga, Kansas, UNC e Kentucky ma non ha ancora deciso dove giocherà e in questo Mondiale ha sicuramente alzato l’asticella. Nel corso del torneo si è dimostrato un attaccante completo in grado di dirigere tutto con un decision making fuori dalla norma per un 17enne, colpire tranquillamente dalla distanza e smazzare assist senza troppa difficoltà.

L’oro spagnolo

Tra le fila dei nuovi campioni del mondo ci sono soprattutto due giocatori che abbiamo tenuto d’occhio e che vedremo all’opera l’anno prossimo. Il primo è certamente Izan Almansa che dopo aver vinto il premio di miglior giocatore nel torneo U17ha conquistato l’MVP anche in questa rassegna iridata. Il classe 2005 è già tra le file del Team Ignite di G League ed è un bel centro con un fisico sviluppato in grado di dominare l’area segnando con una regolarità impressionante rendendo inutile ogni tentativo degli avversari. Occhio anche all’altro del campo perché ha margini mostruosi. Si muove benissimo attorno al ferro, ha un incredibile tempismo per le stoppate ed è un cagnaccio sulla palla, mentre deve migliorare sul posizionamento e sulla difesa off the ball ma ha tempo per farlo durante questa stagione di G League.

Il secondo nome è invece quello di Baba Miller. La sua stagione da freshman a Florida State è stata decisamente sotto le aspettative, anche per colpa di una sospensione molto discutibile, ma nel corso di questo Mondiale si è imposto come uno dei più forti two-way player. Versatile in difesa e decisivo in attacco dove si è continuamente mosso per tutto il campo e ha sfoderato inaspettate capacità come assist-man sfiorando la tripla doppia contro la Cina. Se questa crescita dovesse continuare anche durante l’estate, la sua stagione da sophomore sarà sicuramente ottima.

Uno su tre

Il Canada si era presentato ai blocchi di partenza con una squadra solida, ma piano piano è andata sciogliendosi. Dei tre giocatori che calcheranno i parquet americani del prossimo anno, solo Xaivian Lee è riuscito a salvarsi conquistando anche un posto nel secondo quintetto del Mondiale. Il sophomore di Princeton ha guidato l’attacco canadese controllando il ritmo di gioco e facendo sfoggio di tutte le sue capacità d’attaccante: rapidissimo verso il ferro, dribblatore seriale e creatore di mal di testa per i difensori che lo affrontavano palla in mano. Tuttavia, la sua stazza è un grande problema: spesso è stato brutalmente stoppato e ha sofferto oltremodo i blocchi, se non riesce a trovare contromisure avrà vita difficile.

Molto meno positivo il torneo di Elijah Fisher (DePaul) e Michael Nwoko (Miami). Fisher è stato sulle montagne russe per tutto il torneo, ad una buona partita né è irrimediabilmente seguita una pessima, mentre per Nwoko è stato più un torneo di chiaroscuri. Il futuro freshman di Miami ha continuato a mostrare le sue capacità a rimbalzo e come scorer in post, ma oltre quello è sembrato esserci davvero poco: non possiede un jumpshot, non è un buon passatore e anche in difesa non sembra essere in fattore. Insomma, c’è tanto lavoro da fare.

Menzioni d’onore

Se USA, Spagna e Canada hanno fornito gran parte del materiale di questo Mondiale, vanno citati anche Serbia, Slovenia e Francia i cui tre giocatori chiave non hanno deluso. Melvin Ajinca ha guidato la Francia fino alla finale impressionando tutti con il suo tiro dal perimetro – 48.9% con più di sei tentativi a partita – e soprattutto dimostrando di saper segnare in ogni occasione: in uscita dal blocco, in step back e come spot up shooter. Qualche problema in più lo ha avuto Filip Borovicanin, in forza ad Arizona, che ha faticato e tanto con la sua meccanica di tiro, ma ha portato a casa risultati incoraggianti come playmaker e come interior scorer. Molto, molto meglio ha fatto Jan Vide, punta di diamante della Slovenia che vedremo presto in azione ad UCLA e con cui Mick Cronin sicuramente si divertirà. Vide è un giocatore estremamente versatile in attacco: segna dal midrange, attacca il ferro e gestire il gioco come un play navigato. Insomma, un coltellino svizzero a cui manca solo una cosa: il tiro da tre.

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