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Ryan Cline eroe, Michigan senza attacco

Ryan Cline - Purdue

Grandi prestazioni individuali e di squadra e qualche delusione: le Sweet16 sono iniziate alla grande.

Vediamo chi sono vincenti e perdenti delle 4 gare della notte.

Up

Davide Moretti. Inesorabile in attacco quanto Texas Tech lo è in difesa. Il Moro ha prodotto 15 punti pesantissimi senza sbagliare nulla nella parte più calda della gara con Michigan (2/3 da due, 3/4 da tre, 2/2 ai liberi, oltre a 4 assist).

Ryan Cline: ha sempre tirato bene da 3 ma con il 40% non con il 70%. E 27 punti non li aveva mai realizzati nei suoi 4 anni passati a Purdue. Ma è la bellezza della March Madness, quando all’improvviso un onesto giocatore dall’onesta carriera diventa eroe e segna da ogni dove.

Trent Forrest: nell’intervallo, coach Leonard Hamilton ha cambiato il focus dell’attacco. Basta dare la palla dentro, ma attacchiamo il ferro con gli esterni. Forrest l’ha preso alla lettera: 15 dei suoi 20 punti arrivano nel secondo tempo, molti dei quali in penetrazione con tutti gli occhi della difesa addosso. In difesa è stato uno dei fattori che hanno portato i Noles ad avere il pallone per il -1.

Hachimura-Clarke: un mostro a due teste in entrambi i lati del campo. Grandissimo lavoro difensivo per bloccare i centroni di FSU di Hachimura e solita verticalità esplosiva per proteggere il canestro di Clarke. In attacco, Hachimura ha messo su un clinic di palleggio-arresto-tiro dal mid-range.

Ty Jerome: la tripla a un minuto dal termine che ha portato in vantaggio Virginia ha avuto un peso specifico incalcolabile: ha scacciato i fantasmi dei Cavaliers (che erano lì belli presenti) e regalato le Elite Eight a coach Bennett.

Khiei Clark: davvero è un freshman? Gestione della partita pazzesca, triple importantissime (per lui che viene battezzato dalle difese), passaggi smarcanti. Tra i migliori in campo per Virginia.

Purdue-Tennessee: in una partita tiratissima, non hanno tremato le mani da 3: 15/31 per Purdue, 12/24 per Tennessee. E fatevi un favore, guardatevi almeno il secondo tempo perché è un vero spettacolo.

 

Down

Zavier Simpson: uno dei primi ad annegare nel naufragio di Michigan: 0 punti (0/5 al tiro), 1 rimbalzo, 1 assist, 2 recuperi e 4 perse in 36 minuti. Ma i 44 punti segnati dicono che tutto l’attacco dei Wolverines non è praticamente esistito.

I lunghi di Florida State: Christ Koumadje e Mfiondu Kabengele hanno il compito di segnare canestri facili sotto canestro e attirare i raddoppi per dar spazio ai tiratori. Nessuna delle due cose è riuscita e ciò ha messo in crisi l’attacco dei Noles nel primo tempo. Se poi, entrambi finiscono con quattro falli, si capisce perché Florida State ha faticato.

Ehab Amin: due triple a inizio partita, poi si è montato la testa, concludendo la gara troppo nervoso, tra proteste con gli arbitri, qualche fallo stupido e un flop clamoroso totalmente fuori tono con la gara.

Lamonte Turner: bastava una difesa normale con le braccia alzate su una tripla della disperazione dall’angolo a 2 secondi dalla fine. Se la segna, bravo lui. Se fai fallo, disgraziatissimo tu. Ha fatto fallo.

Purdue-Tennessee: in una partita tiratissima, hanno tremato le mani ai liberi: 14/28 per i Vols, 16/33 per i Boilermakers con tiratori da oltre l’80% come Jordan Bowden e Carsen Edwards rispettivamente con 5 e 6 errori a testa.

L’ultimo bracket: è finito all’overtime il torneo di Tennessee e si è chiusa alle Sweet 16 l’assurda prestazione di Gregg Nigl: l’ultimo bracket perfetto era suo, i Vols lo hanno mandato in fumo.

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