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Theo Maledon, guidato da Tony Parker

Autore: Stefano Fontana
Data: 5 Mag, 2020

Il profilo instagram di Theo Maledon è completamente diverso da quello del diciottenne medio: poche foto, tutte piuttosto datate, per celebrare i diversi trofei già raccolti in giro per i parquet di tutta la Francia. L’unica traccia “social” di quest’anno è un breve video, commentato da poche frasi, con il quale il nativo di Rouen ha annunciato la sua candidatura per il Draft NBA 2020, ringraziando l’Asvel di Villeurbanne.

https://www.instagram.com/p/B-mxj_bqvAZ/

Maledon ha mostrato una crescita esponenziale vestendo la canotta della franchigia transalpina, merito anche dei consigli di Tony Parker, presente nel doppio ruolo di mentore/presidente dall’estate 2019. In riva al Rodano ha passato tre stagioni, da quando l’Asvel lo prelevò, appena quindicenne, dall’accademia sportiva nazionale dell’INSEP.

Proprio nel centro d’eccellenza di Parigi Maledon ha incrociato per la prima volta la sua strada con quella di Killian Hayes; i due sono stati poi compagni in nazionale sia a livello Under-16 (campioni d’Europa nel 2017) che under-17 (vice-campioni del mondo nel 2018), e con ogni probabilità condivideranno la gioia di una chiamata in lottery nello stesso Draft.

Anche in campo, sembrano seguire due sentieri molto simili: sono entrambe point guard con una statura importante, che arriveranno al draft avendo già accumulato parecchie presenze (e punti) tra i professionisti. Rispetto ad Hayes, di cui vi abbiamo parlato poco tempo fa, Maledon ha però caratteristiche più vicine allo stile di gioco europeo che a quello della NBA.

Meno frenetico, meno estroso, ma probabilmente più solido, Maledon ama gestire il ritmo dell’attacco, è a suo agio con la palla in mano e sa mantenere il controllo del palleggio anche in mezzo al traffico della difesa avversaria. Il tiro è buono, anche se la meccanica poco fluida può sicuramente essere migliorata oltreoceano. In ogni caso, il 46% dal campo ed il 37% dall’arco fatti registrare nelle 22 partite di Eurolega di questa stagione sono un’ottima base.

Anche dal punto di vista del playmaking, il futuro rookie sembra già maturo. La visione, agevolata dai 192 cm di altezza, è ottima, e la bilancia pende più dalla parte dei passaggi utili che di quelli spettacolari. Brillante anche la gestione dei pick ‘n’ roll: la guardia dell’Asvel è perfettamente in grado di attaccare l’area creando un vantaggio pur senza avere un primo passo fulminante.

Rimanendo sempre in controllo del corpo e del pallone, può chiudere al ferro in maniera talmente pulita che spesso impedisce all’avversario anche solo di capire da che parte sta andando. Inoltre, il radar che individua i tiratori sull’arco è sempre attivo, e quando la difesa collassa viene punita parecchie volte da un tracciante che mette in moto la tripla di un compagno.

Difensivamente, la sua stazza gli permette di accettare tranquillamente ogni cambio, avendo anche in dote la tecnica adatta per rimanere incollato all’avversario diretto. Piedi veloci e braccia molto lunghe (203 cm di apertura alare) completano un pacchetto che potrebbe far comodo a tanti backcourt NBA.

I mock draft posizionano Theo Maledon ai confini della lottery (qui il nostro super mock draft): tra la quattordicesima e la sedicesima, a sceglierlo potrebbero essere Portland, Orlando o Minnesota. Il fascino del matrimonio con i Trail Blazers potrebbe essere sicuramente quello di condividere il parquet (e la quotidianità) con una star del calibro di Damian Lillard, oltre ad un tiratore nato come CJ McCollum. Entrambi avrebbero sicuramente preziosi suggerimenti da dargli su come affrontare il mondo NBA con personalità, oltre ad aiutarlo a diventare uno shooter più efficiente.

I Magic, scegliendolo, rinnoverebbero la scelta di puntare sui giovani. Qualora dovessero dire addio a DJ Augustin e Micheal Carter-Williams, in scadenza in estate 2020, ad Orlando Maledon potrebbe ricoprire il ruolo di backup per un Markelle Fultz, finalmente ritrovato, aggiungendosi ad un core di giovani importante che conta anche Aaron Gordon, Mo Bamba e Jonathan Isaac.

Minnesota sarebbe una meta meno stabile, ma potenzialmente più competitiva: Towns è uno dei migliori giocatori della Lega, e ha ancora margine di miglioramento. Il backcourt, però, è tuttora in mano a D’Angelo Russell. Non esattamente il miglior esempio di etica per un giovane che approda negli Stati Uniti per la prima volta, né un giocatore che accetterebbe di buon grado una concorrenza costruttiva nel suo ruolo.

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