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UCLA va dove la porta Holiday

La stagione

L’anno I d.L. (dopo Lonzo) non è iniziato nel migliore dei modi per UCLA con i freshmen Jalen Hill, Cody Riley e LiAngelo Ball arrestati in Cina per furto alla vigilia dell’esordio stagionale contro Georgia Tech. Sospesi i tre ragazzi (con LiAngelo emigrato verso in Lituania) la squadra è ripartita dall’esperienza di due veterani come Aaron Holiday e Thomas Welsh: il primo nella sua nuova veste di playmaker (dopo due stagioni da sesto uomo di lusso) e il secondo a agire da “Re Mida dell’area” capace di trasformare in punti o rimbalzi qualsiasi pallone tocchi. Dopo 20 partite il record recitava 13-7 (19-1 quello dell’era Lonzo un anno fa): da lì la svolta con l’upset ai danni di Kentucky e coach Steve Alford che è riuscito a trovare la quadratura del cerchio riuscendo a ottenere prestazioni convincenti da parte dei due freshmen Kris Wilkes e Jaylen Hands e scoprendo nel senior ungaro Gyorgy Goloman la spalla ideale di Welsh nel pitturato. Un difetto? La gestione delle partite: le 7 sconfitte in Pac12 sono state tute sotto i 9 punti di scarto.

Thomas Welsh (UCLA)

 

Il giocatore chiave

Aaron Holiday o semplicemente “the Pac12 most indispensable player”. Gioca tanto (37.6 minuti), tira tanto (oltre 13 tiri di media con il 43.3% da tre) e gestisce praticamente tutti i palloni dei Bruins. Che fosse una macchina da punti già lo si sapeva (20.3 di media), quelle che non si conoscevano erano le sue doti da playmaker (5.8 assist). UCLA andrà dove la porteranno le sue prestazioni: un leader.

I prospetti

Se parliamo di potenziale Wilkes e Hands valgono una chiamata al primo giro, non a caso sono due recruit 5stelle: il primo è una SF con tiro e versatilità, il secondo la combo-guard moderna che vede prima il canestro e poi i compagni. Vista l’inesperienza mostrata nella comprensione del gioco e la mancanza di muscolatura meglio rimanere un altro anno al college. Se parliamo di giocatori Nba-ready sia Holiday che Welsh meritano una chiamata al Draft. Del primo abbiamo già parlato, il secondo è, invece, il lungo più sottovalutato di tutto il college basket (sarà per l’aspetto da lungaccione bianco nerd): animale da rimbalzo con un jumper dalla media mortifero e da quest’anno anche tiratore affidabile da tre.

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