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Nkamhoua, il finlandese di Michigan che sogna la Nba

Olivier Nkamhoua - Michigan
Autore: Manuel Follis
Data: 24 Nov, 2023

“Un concentrato di energia”. A inizio stagione l’assistente allenatore di Michigan, Saddi Washington, ha descritto con queste parole Olivier Nkamhoua, ala che in estate ha scelto di trasferirsi da Tennessee ai Wolverines. In che senso? Hanno chiesto i giornalisti presenti al media day della Big Ten. “Have you talked to him yet?” ha chiesto Washington ai presenti. “Ok. Wait until you talk to him, you’ll know exactly what I’m talking about“. Come a dire “appena gli parlate capite cosa intendo”.

Era l’11 di ottobre, mancava ancora quasi un mese all’inizio della nuova stagione Ncaa, ma già c’erano i segnali che qualcosa stesse funzionando nella maniera giusta nello spogliatoio della squadra allenata da Juwan Howard. Le prime partite del campionato 2023-24 (gestite in panchina dall’assistente Phil Martelli) sembrava confermassero quelle sensazioni. Michigan pareva aver ritrovato quella fluidità offensiva che ha sempre caratterizzato l’università (in Top 10 per Effective Field Gold %) senza perdere le buone abitudini difensive che da qualche anno contraddistinguono la squadra.

Phil Martelli ha in mano Michigan fino al ritorno di coach Howard. Oltre a Nkamhoua, Michigan sta riscoprendo Nimari Burnett come tiratore e un playmakerino tascabile come Dug McDaniel

La squadra si è poi fermata complici due sconfitte, una delle quali (contro Memphis) tutto sommato non terribile. Quel che è apparso chiaro in tutte le gare è che Nkamhoua, nonostante sia appena arrivato dopo 4 anni a Tennessee, è un pezzo fondamentale se non IL pezzo fondamentale del puzzle che è Michigan. Anche nelle sconfitte. Anzi, forse è proprio la partita persa (a sorpresa) contro la non irresistibile Long Beach State che può aiutare a capire che tipo di persona sia Nkamhoua.

Seduto in panchina con la testa tra le mani a fine gara. Arrabbiato per aver mancato un tagliafuori fondamentale. “I did a bad job communicating with my team and at the end of the game“. Si è assunto la colpa per un rimbalzo offensivo concesso da tiro libero. Rimbalzo in effetti determinante ai fini del risultato finale. Eppure.

Eppure Nkamhoua dovrebbe rimproverarsi poco. Le sue statistiche a fine partita parlano di 22 punti, miglior marcatore di Michigan, con 8/13 da 2, 0/2 da tre, 11 rimbalzi, 4 assist e 2 recuperi. Già così si potrebbe parlare di prestazione positiva, ma il fatto è che negli ultimi 10 minuti di gara il finlandese è stato tutto l’attacco dei Wolverines, da solo. E gli unici tre punti oltre a quelli segnati da lui sono arrivati da una tripla presa dal compagno di squadra Dug McDaniel su assist di Nkamhoua dopo un rimbalzo offensivo.

Nonostante tutto ciò il numero 13 di Michigan si è assunto le responsabilità della sconfitta. Da leader quale è, riconosciuto all’interno dello spogliatoio. Nkamhoua non è un giocatore da primo giro al Draft Nba, anche per motivi anagrafici (è nato nel febbraio del 2000). La scorsa estate ha provato a verificare le sue chances ma poi ha optato per non dichiararsi e fare un anno aggiuntivo al college. Alla fine è probabile che la sua versatilità, la sua mobilità e le sue doti difensive unite a un fisico da professionista (204 cm per 101 kg) gli consentiranno quantomeno di provare. In caso contrario, l’Europa lo aspetta a braccia aperte.

Nato e cresciuto in Finlandia, ma con padre del Camerun, il ragazzo nelle prime cinque gare della stagione sta viaggiando a 18.2 punti di media, 8.4 rimbalzi e 3.6 assist, nettamente le cifre migliori della sua carriera. D’altronde in estate Nkamhoua aveva spiegato di aver scelto Michigan oltre per il feeling con coach Martelli, anche per il maggiore spazio che un attacco “Nba style” come quello dei Wolverines avrebbe potuto garantirgli. Finora sta andando alla grande. Se non per Michigan, che sembra destinata a una stagione di alti e bassi, di sicuro per lui.

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